Si riporta una sintesi del discorso tenuto dal Sindaco Leoluca Orlando
stamattina in occasione della intitolazione a Piersanti Mattarella del
giardino comunale di via Libertà, alla presenza dei familiari di
Piersanti Mattarella e di numerose autorità fra cui il Ministro
Giuseppe Provenzano, il Presidente della Regione Nello Musumeci, il
Presidente del Consiglio Comunale e la Prefetta Antonella De Miro.
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Piersanti Mattarella fu vittima di un potere criminale e mafioso,
comunque eversivo.
Un potere criminale e mafioso che era un sistema ad alleanze
variabili, che andavano dall’eversione fascista fino alla criminalità
di borgata. Un potere capace di mettere insieme elementi che sembrano
lontanissimi: la dimensione internazionale e quella più locale.
Piersanti Mattarella è stato un “Resistente della Costituzione”, è
stata una presenza eversiva in un normalità che era criminale.
Essere qui vuol dire anche ricordare la sua visione e fede europeista,
nei confronti di tutte le spinte e tutte le logiche separatiste che
hanno afflitto la nostra Regione, interpretando malamente il senso
dell’autonomia.
Piersanti Mattarella prestò attenzione, con atti concreti e con leggi,
al tema del bilancio, essendo eversivo rispetto ad un sistema che non
voleva trasparenza dei conti pubblici regionali.
Ha prestato attenzione all’apparato burocratico, convinto che la
riforma della burocrazia fosse condizione indispensabile per la
trasparenza e l’efficienza
Ha prestato attenzione ai servizi resi ai cittadini e, per essi, ai
Comuni, con la legge 1 del 1979. Fu anche quella un’operazione che
apparve eversiva, sottraendo al potere indiscriminato e spesso mafioso
degli assessorati regionali decine di miliardi di lire, che furono
distribuiti ai Comuni perché dessero servizi ai cittadini. Furono
indicate delle priorità per quei servizi; priorità ancora oggi valide
e di straordinaria attualità e che ci richiamano ogni giorno ai nostri
doveri di amministratori.
Prestò attenzione all’urbanistica, tagliando le unghia alla
speculazione e interrompendo il “sacco” di Palermo, provocando la
reazione di Vito Ciancimino degli altri mafiosi come lui e degli altri
non considerati mafiosi ma operanti nello stesso sistema di potere che
pervadeva ogni parte della società civile e del sistema istituzionale.
E come non ricordare la sua attenzione per il sistema dei lavori
pubblici, con la eversiva modifica radicale del sistema dei collaudi e
l’eversiva rotazione dei Dirigenti.
E quando qualcuno diceva al Presidente “Non è troppo avanti?”, le sue
parole erano sempre che occorreva rompere il sistema di potere o non
ci sarebbe stato futuro per la Sicilia.
Erano tutti questi, gli elementi di quella che lui chiamava la
“politica delle carte in regola”.
Piersanti Mattarella aveva uno straordinario rispetto per il primato
della politica, coniugato con la tensione etica, richiamata dall’art.
54 della Costituzione. Ecco perché egli fu un Resistente della
Costituzione in tempi terribili e difficili.
Ecco perché quando Mattarella richiamava il primato della politica
unito all’etica, appariva ancor di più un eversivo, rispetto ad un
potere politico che allora aveva sì un primato, ma un primato
criminale.
Piersanti ci ha indicato una strada: la libertà dalla paura. Il
messaggio più profondo che viene dalla sua esperienza umana e politica
è il ricordarci che è possibile essere liberi dalla paura. E lo fece
convinto fino in fondo che il modo migliore per sconfiggere la paura è
il dialogo con il diverso da sé. Il compromesso storico non era per
lui una formula politichese; era la convinzione di una visione, del
dialogo con l’altro. E quel compromesso storico, spento nel sangue di
Aldo Moro e delle vittime di via Fani, spento nel sangue di Piersanti
Mattarella, portava a parlare col diverso prima ancora che cadesse il
Muro di Berlino, rompendo lo status quo nel quale stava l’impunità dei
politici italiani anticomunisti. La stessa impunità di chi a Est
reprimeva violentemente nel nome dell’opposizione all’occidente.
La sua visione e le sue ragioni erano profonde era per convinzione
personale e tradizione familiare un cattolico democratico. Faceva del
cattolicesimo democratico la regola del proprio comportamento, il
punto di partenza e l’orizzonte del suo agire politico.
Per questo egli fu un eversivo e di resistente, in un tempo in cui la
mafia governava questa città.
Oggi possiamo dire tutti insieme che Piersanti ha compiuto fino in
fondo la propria missione, che se a Palermo il Sindaco, il magistrato,
il giornalista, le istituzioni non hanno il volto della mafia lo si
deve a anche Piersanti.
Per questo oggi tutti insieme non possiamo che dire un accorato e
affettuoso “Grazie Piersanti”.
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Fabio Citrano
Ufficio stampa
Comune di Palermo
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