"Voglio lanciare un appello ai governi regionale e nazionale affinché
riservino maggiori risorse a supporto delle attività produttive
cittadine colpite da questa grave crisi causata dalla pandemia, attività
già fortemente provate dal primo lockdown ed oggi nuovamente costrette a
chiudere i battenti a causa di questo "lockdown camuffato" che sta
realmente uccidendo riducendo ai minimi termini l'economia cittadina. Non
possiamo accettare che il governo pensi ad un ristoro parziale per
giunta del tutto inadeguato rispetto alle reali necessità di alcuni
codici ateco che hanno subito una chiusura parziale e/o totale e non
tenga in considerazione tutti i restanti titolari di codici ateco
riconducibili all'indotto delle attività chiuse, come ad esempio, il
settore delle cerimonie, dove il governo vieta lo svolgimento delle
celebrazioni e dei relativi festeggiamenti e non prevede un ristoro per
le attività che vivono grazie all'organizzazione degli eventi come le
sartorie artigianali e i negozi di abiti da cerimonia, i venditori di
stoffe, i calzaturifici, le caffetterie, i fiorai, i fotografi, gli
artisti che allietavano i festeggiamenti, le tipografie, ecc. Altra
categoria messa in ginocchio viene rappresentata dai professionisti
autonomi (geometri, architetti, ingegneri, geologi, periti) che
nonostante non siano stati espressamente posti alla ferma professionale
diretta perchè non inseriti all'interno del DPCM, vengono bloccati
comunque per il mancato regolare funzionamento delle attività regionali e
comunali dedite alla espressione di pareri e valutazioni di procedure
tecniche che di fatto pongono interruzione delle libere professioni che
orbitano attorno le attività edilizie per assenza del personale
amministrativo e tecnico in funzione del periodo storico che l'intero
paese sta attraversando. Dietro ogni attività chiusa ci sono decine
di altre attività che subiscono a cascata il totale azzeramento degli
incassi, pertanto si rende necessario un provvedimento che sia frutto
delle reali esigenze di chi sta vivendo i disagi, di chi vive realmente
le gravi sofferenze, ed è ancora cosa più grave, anche in considerazione
che la nostra economia, per lo più è trainata dal settore turistico,
che ad oggi il governo, dopo avere decretato la Sicilia zona arancione,
non abbia contestualmente previsto un ristoro adeguato del comparto del
turismo che includa: alberghi, b&b, guide turistiche, taxi,
motocarrozzette, mezzi a traino animale, bus turistici, venditori di
souvenir, teatri, musei, e tutte le altre categorie collegate al
settore turistico e culturale della nostra città, ma no ristori di 600
euro, ma tenendo conto dei costi di gestione. Tutte queste attività e
le professioni connesse sono compromesse dalle discutibili scelte di
restrizione, un prezzo troppo alto da pagare per una regione come la
nostra con una forte vocazione turistica, costretta a non poter più
accogliere turisti"
Lo ha dichiarato il consigliere comunale e Presidente VI commissione consiliare
Ottavio Zacco.
Fabio Citrano
Ufficio Stampa
Comune di Palermo
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